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Giovedì 22 Febbraio 2007

Una data storica per il percorso di sviluppo di All About Apple: Enzo Biagini, amministratore delegato di Apple Italia, è venuto a trovarci. La sua è stata una visita attesa, fin dai tempi dell’inaugurazione del 2005, un altro sogno nel cassetto per entrare in contatto – come è avvenuto nel 2006 a Cupertino – con la realtà dell’azienda Apple anche qui in Italia e, a sorpresa, Enzo ha deciso di farci questo bel regalo.

Lo accogliamo all’ingresso del Museo, un piccolo manipolo di ardimentosi, un misto di curiosità e di timore: entra, ci presentiamo, gli squilla il telefonino – una chiamata importante, certo! Uno così qui che ci fa, avrà mille impegni importantissimi, e noi qui a parlargli del museo…

E invece, accade un piccolo miracolo. Si rompe il ghiaccio, e iniziamo a ripercorrere insieme le tappe della storia della Apple, attraverso le macchine esposte al Museo. Ma prima di questo Enzo ci vuole fare un regalo: prende una busta dall’automobile, ovviamente una busta con logo Apple, e ci dice che ha portato alcune cose per noi.

Al Museo c’è veramente l’inverosimile sulla Apple; facciamo fatica a immaginare cosa ci possa essere, in una semplice busta, che non possediamo ancora; d’istinto mi rivolgo al gruppo, scherzando: “Ragazzi, qualsiasi cosa tiri fuori da quella busta, correte a togliere quella che già abbiamo esposta!” – risata collettiva, anche del nostro A.D. che però ribatte sicuro: “Scommetto un caffè che quello che ho portato in questa busta voi non lo avete”. Gli stringo la mano e accetto la scommessa, in cuor mio spero veramente che sia una cosa che non possediamo. E dalla busta esce fuori una meraviglia assoluta: una custodia, firmata PARKER, in legno con in bassorilievo il logo della Apple, e dentro una bellissima penna con il logo della mela.

Restiamo ammutoliti: mai visto un ‘gadget’ Apple così pregiato, doveva essere qualche dono di rappresentanza magari fatto dalla casa madre a Biagini stesso, e il valore di un simile dono fatto per mano sua direttamente a noi è altissimo.

Dopo questo ‘colpo’ così ben segnato, iniziamo il giro ‘storico’ del Museo. L’Apple II, l’Apple III, il Lisa… Biagini è in Apple da quindici anni, sono molti ma non tantissimi: la prima cosa che ci viene in mente è vedere se conosce tutte le macchine esposte, per vedere se ‘è preparato’. Enzo con scioltezza dimostra di conoscere a fondo la maggior parte delle macchine e degli accessori esposti: molti oggetti li possiede, molti aneddoti che solitamente raccontiamo ai visitatori non lo sorprendono affatto.

Ci viene voglia di scoprire qualcosa che non abbia mai visto, ma niente… pezzo dopo pezzo, più ci avviciniamo ai giorni nostri, più dimostra di conoscere la storia della Apple a menadito. Solo a un certo punto incontriamo finalmente qualcosa che non aveva mai visto: l’Apple Set Top Box, un dispositivo (basato su LC 475) che negli intenti di Apple avrebbe dovuto essere utilizzato per la decodifica della TV via cavo.

Biagini non lo aveva mai visto, e noi gli spieghiamo che ce lo ha donato un ex dipendente Apple, di cui per motivi di policy non potevamo fare il nome (“sai, è un prototipo, ci hanno chiesto di non rivelarlo”… e lui annuisce, e dopo pochi secondi con la mano ci indica la targhetta che descrive l’apparato, con sopra in bella mostra il nome del donatore: “Ah, è questo ? Lo conosco!” – risata generale: siamo stati così stupidi da scriverlo sulla targhetta!!! Colti in fallo al primo colpo. Ma serve solo a sciogliere ulteriormente il clima che si è venuto a creare.

Proseguiamo il viaggio nel tempo: I Performa, il Pippin (che non aveva mai visto fisicamente), le Quicktake, il TAM, gli iMac… il ‘giro’ finisce con le macchine recenti, G4 e G5, e alla fine restiamo lì, a fine ‘tour’, in piedi, desiderosi di chiedergli un po’ di cose, una piccola intervista insomma.

La prima domanda è rituale: qual’è stata la macchina Apple che lo ha segnato?
La risposta è semplice: il Mac 128k. Non che Enzo non avesse utilizzato le macchine precedenti, ma nessuna macchina ha dato la sensazione, prima del Macintosh, di avere sottomano uno strumento rivoluzionario, un concentrato di futuro, qualcosa che tu lo guardavi e ne capivi immediatamente la portata. Lo stesso Lisa non dava questo tipo di impatto: più lento, più pesante, troppo costoso. Il primo Mac era veramente user friendly, era quasi un portatile con la sua borsa da viaggio e usarlo era un’emozione indescrivibile, che difficilmente si può dimenticare.

Non lo abbiamo dimenticato nemmeno noi, chi lo ha vissuto in prima persona sa bene a cosa si riferisce. Il primo Mac lo si sognava di notte e di giorno lo si usava come in un sogno: era l’inizio della rivoluzione, e chiunque vi si accostasse ne capiva immediatamente la portata. “Si capiva lo sforzo per spostare la complessità all’interno della macchina”. Questa è la differenza dei prodotti Apple: la perfetta integrazione tra software e hardware, e la capacità di condensarlo in un oggetto di dimensioni piccole per quei tempi.

“Come il primo iMac colorato, lo sapete perché non è stato mai copiato? Probabilmente è uno dei personal computer più venduti al mondo, ma nessuno lo ha mai fatto…” – questa volta siamo noi inquisiti – e la risposta non è così banale, ed è Enzo stesso a darcela: era difficile! Un concentrato tale di tecnologia, a cominciare dalla forma, dal tipo di plastiche utilizzate, i colori, il fatto che non avesse ventole e quindi lo studio per la convezione del calore… troppo difficile copiarlo. E questo livello di qualità del prodotto è quello che contraddistingue quello che Apple realizza, e che troviamo nella nuova Apple che non vede più il personal computer come unico punto di riferimento ma una struttura che fa del design e della tecnologia un punto focale per tutta la sua produzione.

Una seconda domanda che gli poniamo è su Steve: vogliamo sapere se lo ha conosciuto, che tipo di persona è, che impatto ne ha avuto.

E la risposta ci sorprende: ovviamente lo ha incontrato, ma quello che non è ovvio sentirsi dire è che Steve è “Una persona fantastica, piacevole, che non incute affatto timore, ma anzi estremamente istruttivo avendo l’occasione di parlargli in un momento di tranquillità. Una figura di leader, che è fondamentale per qualsiasi azienda, perchè non dimentichiamo che le aziende sono fatte di uomini, e gli uomini hanno bisogno di un leader in cui riconoscersi, che li rappresenti, e Jobs è un leader indiscusso all’interno dell’azienda Apple”.

E’ proprio così: Apple è un’azienda fatta di persone, che vive, che pulsa, che trasuda sforzo collettivo, coordinazione, spirito di gruppo, al cui vertice Steve ne è l’icona assoluta: tutte sensazioni fortemente rappresentative che – diciamo noi – in altre aziende, come ad esempio la Microsoft con Bill Gates, non troviamo. “Bill Gates?” – dice allora Biagini – “Non l’ho mai conosciuto, preferirei non parlare di altri”

E un eventuale dopo-Steve?
“Non ne vogliamo neppure parlare… non ci pensiamo neppure. Adesso c’è da pensare all’iPhone, ai piani previsti da Steve stesso.” Proviamo a chiedergli qualche anteprima sull’iPhone, ma giustamente Enzo non si sbilancia, non può certo rivelare in anteprima notizie non ufficiali. Nemmeno sulla data di uscita di Leopard.

Che rapporto può esserci tra All About Apple e Apple Italia?
Proviamo poi a vedere insieme se la nostra struttura (All About Apple opera in ambito education, e rappresenta un caso unico in tutta Italia, e addirittura in tutta Europa) possa essere di aiuto in qualche modo alla filiale italiana della casa della mela.

Apple ha regole molto precise per quanto riguarda i rapporti con l’esterno, Biagini non esclude la possibilità di cercare di capire insieme se esiste la possibilità di collaborare.

Qual’è il rapporto tra Apple America e Apple Italia?
“Apple Italia rimane un importante riferimento per meglio distribuire e indirizzare le risorse della casa madre nel nostro paese”. Apple ha una serie di linee guida molto precise per i propri prodotti, e ogni categoria di prodotto viene distribuito nei vari paesi del mondo seguendo scrupolosamente le indicazioni che le singole filiali riportano per voce dei rispettivi amministratori delegati. In altre parole, vengono decise le percentuali di distribuzione per categorie di prodotti: education, home office, business, video, audio, media center, e così via, in modo che sia possibile rendersi conto di quale prodotto è meglio recepito e di quali prodotti si senta la mancanza. In effetti uno dei grossi obiettivi di Apple è proprio quello di individuare le cosiddette ‘zone morte’, ossia aree di utilizzo dove manchino letteralmente dispositivi, o software, dove Apple può inserirsi per dominare quel particolare settore: un esempio per tutti è l’iPod.

Dopo questa fase ‘seria’ della nostra visita, decidiamo di proseguire illustrando le ‘retrovie’ del museo, quella che affettuosamente chiamiamo ‘the big boiler’, la stiva del Titanic: il laboratorio e il magazzino. Ma qui nasce un problema: in quest’area l’accesso è riservato ai soci!
Blocchiamo Enzo all’ingresso e scatta la ‘trappola’: se vuole proseguire nella visita, deve accettare di diventare socio onorario dell’AAA!
La risposta ci coglie di sorpresa: Biagini accetta di buon grado – “Accetto volentieri” ci dice – e così abbiamo la soddisfazione di avere nelle nostre fila il leader di Apple Italia.

La visita alle retrovie del Museo ottiene sempre lo stesso effetto: si rimane sbalorditi dalla quantità di materiale immagazzinato, dalle centinaia di libri, manuali, brochure, depliants, trattati tecnici… anche Biagini ne rimane affascinato, e gli scappa una proposta: informare i centri di assistenza Apple italiani della nostra esistenza, per farci conoscere e per ottenere eventualmente i pezzi che ancora mancano alla nostra collezione.

Gli accenniamo anche alle manifestazioni in corso per il 2007: l’open -day di Maggio per i 5 anni dalla fondazione del Museo, l’esposizione prevista per Luglio e Agosto in Val D’Aosta, a Hone (vicino al Forte di Bard). “Ci mancano le macchine recenti”, gli diciamo, e lui ci propone di fargli avere una lista con quello che ci manca: vedremo se sarà possibile avere qualcosa direttamente da Apple stessa, naturalmente in comodato d’uso.

Il tempo passa veloce… la visita giunge al termine; regaliamo anche noi qualcosa ad Enzo: la ‘mug’ del Museo, le nostre spille… lui firma come il rito vuole il registro del Museo.
La giornata si conclude tutti insieme al Ristorante, dove di fronte a un buon pasto riusciamo ancora di più ad arrivare all’uomo che, al di là del suo ruolo, rivela tutta la sua simpatia. Enzo è una persona che sa presentarsi per quello che è, un leader, senza dimenticare di esternare le proprie emozioni e le proprie passioni, riconoscendole anche nelle altre persone quando ha modo di incontrarle.

Abbiamo la presunzione di credere che gli siamo piaciuti, e che questo sia soltanto un primo contatto, cui ne seguiranno altri. Grazie di tutto Enzo, anche tu sei estremamente simpatico: leader quando serve, ma capace di aprirti al momento opportuno. Condividiamo le stesse passioni, e chissà magari potremo fare un po’ di percorso in comune, Apple Italia e All About Apple.

Alessio Ferraro